Giretto senza pretese" di G. Tallè 1998 (Liberamente tratto da "Week end a San Ginesio).

 

La Collegiata: l'identità di San Ginesio

 

Dedicata alla SS. Annunziata, la chiesa Collegiata sorge sulla piazza A. Gentili, erettavi nel 1098 al posto di una primitiva cappella paleocristiana. La presenza remotissima di un Collegio di Canonici è all'origine del nome.

Nata e vissuta insieme al Paese, ne ha scandito i ritmi nella buona e nella cattiva sorte.

L'esterno si presenta con una facciata rielaborata nel 1421 i cui elementi decorativi ed architettonici, pur contraddittori e disomogenei, appaiono come il risultato mirabile ed estremo di un processo irrefrenabile di consunzione dell'esperienza gotica europea.

Opera unica ed assolutamente originale, "conclude il Medioevo marchigiano per aprire un nuovo capitolo verso il Rinascimento".

Guardatela al tramonto questa facciata, possibilmente di una sera autunnale allorché sotto i raggi obliqui del sole si accende di rosso vivo e come per miracolo diventa sfolgorante. Luce e colore vi lasceranno esterrefatti e senza parole.

L'interno romanico, a tre navate, semplice e maestoso, colpisce per l'austerità delle linee e per i giochi sapienti dei volumi e delle luci. Già entrando sentirete il vostro spirito sollecitato alla preghiera e quasi rapito dal senso del mistero (ma è la presenza del divino) che aleggia all'intorno. E' anche una galleria d'arte dove ogni secolo, dal 1300 ad oggi, ha depositato la sua testimonianza o pittorica o decorativa.

L'ultimo recital del santo mimo.

  

   A ben guardare è sempre la Collegiata a fornire al visitatore continue sorprese. Nella cornice del suo portale, in alto a destra per chi guarda, spicca una formella in pietra riproducente le sembianze di Ginesio, il martire mimo. E' colto nelle vesti di attore con, a fianco, somigliantissima, la sua maschera. Sta sicuramente recitando, come suggeriscono l'atteggiamento delle mani e delle braccia e la rigida linearità del panneggio della veste scampanata. La scena, scarna ed essenziale, è pervasa da un non so che di drammatico.

 

Forse è l'ultima scena di un dramma che sta per concludersi nel martirio.

Mura e porte: San Ginesio mostra i muscoli

   La cinta muraria e le superstiti quattro porte sono i segni dell'antica potenza di San Ginesio.

La costruzione delle mura venne iniziata nel 1308 per scoraggiare le pretese dei temibili castelli vicini ed in particolare di fermo, possente e plurisecolare rivale di San Ginesio, e si protrasse per oltre un secolo e mezzo. L'aspetto delle mura è reso ancor più bellicoso da torri, bastioni e porte, munite, queste ultime, come fortezze.

Una volta di porte se ne contavano otto, ma ai nostri giorni sopravvivono solo queste quattro:

Picena, Offuna, Ascarana e Alvaneto.

Porta Picena. Chiamata anche Porta Nuova, si apriva sul "campo della forca", luogo destinato alle esecuzioni capitali. Era munita di una controporta i cui ruderi erano ancora evidenti sul finire del secolo scorso.

Porta Offuna. Venne così chiamata da Giuffone, nome di un castello medioevale che la famiglia Giberti vendette al Comune di San Ginesio, assieme ad altri castelli, per ampliarne i confini.

Sta a testimoniare l'inizio di una strategia espansionistica fatta di conquiste, espropriazioni e annessioni, che terminerà molto tardi.

Porta Ascarana. E' legata alla famiglia di un tal Ascaro, nobile di San Ginesio, i cui figli tentarono di porre in atto un proditorio tradimento ai danni della municipalità, restaurando l'odiosa tirannide dei Da Varano di Camerino. Ebbero la peggio i sinistri figli di Ascaro che, scoperti, furono costretti alla fuga. Il loro castello, che occupava l'area sovrastante la porta, venne raso al suolo.
Porta Alvaneto. E' la porta che si apre verso Tolentino. Nei suoi pressi era il ghetto degli ebrei chiamati a San Ginesio fin dal 1200 per sostenere finanziariamente la nascente industria della lana. Anticamente aveva il nome di Porta Virgigno poiché gli abitanti di questo castello rurale, acquistato nel 1170 dal Comune di San Ginesio e successivamente distrutto, qui si stabilirono definitivamente intorno al 1220.

Ospedale di San Paolo o dei Pellegrini

   L'ospedale di San Paolo è sito in via Roma in prossimità della Porta Picena.

Trattasi di un'antica "Domus hospitalis" edificata sul finire del XIII sec. e destinata ad offrire un tetto ai pellegrini che si avventuravano sui percorsi ostili che portavano a Roma, alle Basiliche o a Loreto, alla S. Casa.

La facciata di questo storico edificio, esempio tangibile della "cultura solidale del Medioevo", si presenta in puro stile romanico con doppio porticato scandito da 16 archi sorretti da colonne cilindriche o poligonali coronate da capitelli lapidei ornati di foglie. Annessa all'Ospedale c'era una volta la chiesa di San Paolo dalla quale prese il nome l'ospedale stesso, noto oggi, più comunemente, come Ospedale dei pellegrini.

Segni della Passione sulle pietre: la chiesa dei Santi Tommaso e Barnaba

 

   In via Brugiano c'è una chiesa di semplice e rozza fattura che reca incisi, sui mensoloni in pietra arenaria che sorreggono l'arco del portale principale, i simboli della Passione di Cristo assieme ad altre interessanti figurazioni ormai corrose dal tempo ed alla data di edificazione del tempio (1365).

E' la chiesa dei Santi Tommaso e Barnaba che, assegnata in origine ai Flagellanti o Disciplinati, è sede dal 1823 della confraternita dei Sacconi, così chiamati per via del sacco di ruvida tela con il cappuccio che copre ampiamente il viso, che indossano nella processione del Venerdì Santo. Alla chiesa, fino alla metà del XV sec., era annesso un Ospedale del quale si conserva il suggestivo loggiato esposto a mezzogiorno.

Recente è la ricerca condotta dal Prof. Giovanni Cardarelli che riconduce quelle interessanti figurazioni citate da G. Tallè, presenti sui due portali, ai Templari. Infatti "..... è presente una croce patente di tipo greco, collocata in mezzo a due flagelli o discipline, evidenti emblemi della Confraternita dei Flagellanti o Disciplinati, che ne era proprietaria: la si osserva su una pietra angolare dello spigolo di sinistra della facciata........ Circa il portale principale, colpisce la quantità dei simboli ivi raffigurati, ben oltre quelli riferibili naturalmente alla Passione di Gesù. Li sovrasta un assai corroso fiore esapetalo inscritto in un cerchio.... la croce patente... l'apostolo San Tommaso che con una mano lambisce le paghe di Cristo, come obbligato a fare dallo stesso Gesù. Sull'opposta mensola un Agnus Dei crocifero apre la lunga serie degli strumenti, nove, della Passione ...... Lo stesso Agnus Dei crocifero figura come elemento tipico dell'iconografia templare....... All'ingresso principale è possibile ammirare le raffigurazioni del Sole e della Luna.... Esaminando il portale laterale, con le sue mensole decorate da analoghe raffigurazioni, si notano le immagini di gigli e di palme, seguite ancora da un enblematico fiore esapetalo.... La parte destra presenta la I di Iesous, la Croce capitata o immissa, un Flagello stilizzato, una M gigliata gotica, e un giglio, un fiore esapetalo e una stella a sei punte......"

(tratto da "Il mistero dei Templari a San Ginesio" di Giovanni Cardarelli 2011)

La porta del morto

 

    Se ne conservano eloquenti esempi in via C. Battisti (civico n.20) e in via Capocastello (civico n. 26)

Rialzata rispetto al piano stradale, più alta e più stretta di una normale porta, delimitata da un arco a tutto sesto, affiancava l'ingresso principale delle case di San Ginesio.

Era destinata a lasciar uscire i morti e subito dopo murata fino al successivo trapasso, "testimonianza maliosa di quell'esigenza tutta medioevale di voler mantenere nette le distinzioni fra i vari momenti e gli aspetti diversi della nostra esistenza".

Teatro Municipale  G. Leopardi

 

   E' un palazzo in mattoncino che sul finire dell'Ottocento venne eretto, in sostituzione dell'antico Palazzo Defensorale, sede della Municipalità, demolito nel 1860.

L’attuale Teatro riflette nello stile tutto l’eclettismo ottocentesco.

Il Palazzo e la Collegiata avevano per secoli dominato la piazza maggiore, riproducendo simbolicamente lo schema dei due Sommi Poteri dell'Evo che li aveva entrambi generati, emblema l'uno del potere temporale e l'altro di quello spirituale.

 

   Il teatro comunale di San Ginesio, intitolato al grande Poeta recanatese Giacomo Leopardi, è cronologicamente uno dei più recenti tra i teatri marchigiani: la sua sede fu infatti inaugurata nel 1877, ma può tuttavia vantare una tradizione teatrale più antica rispetto a quella dei vicini comuni. Infatti lo spettacolo teatrale si manifestava a San Ginesio sin dalla seconda metà del secolo XIV.
L’edificio presenta la tipica volumetria ottocentesca, la sala del teatro a ferro di cavallo, è ruotata rispetto all’allineamento del palazzo, preziose dorature in oro zecchino decorano scorniciature e capitelli.